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Culture et civilisation française pdf

La Civilisation, Entre Singulier et Pluriel: Réflexions actuelles à l’occasion de la traduction italienne de Civilisation. Le mot et l’idée (1930)

CHRONIQUE DE LA RECHERCHE CIVILTÀ, DAL SINGOLARE AL PLURALE Riflessioni attuali in opportunita della traduzione italiana di Civilisation. Le mot et l’idée (1930) Vittorio DINI RIASSUNTO : Sono trascorsi approssimativamente ottanta anni, da in cui Lucien Febvre ha participato alla in precedenza Semaine de synthèse, su Civilisation. Le mot et l’idée. Con la sorte dello “shock” di Samuel Huntington e il 11 settembre 2001, l’attacco terroristico alle Twin Towers, si è diffuso l’uso del termine. Costantemente più si propone la coppia di concetti : civiltà e barbarie. E declinata, la civiltà, al singolare, successivo un etnocentrismo escludente e gravido di tendenze antagonistiche. Oggigiorno che il dipinto si è non soltanto complicato, ma principalmente confuso, il chiarimento è indispensabile. È perciò da quella impostazione che occorre afferrare le mosse, di capire la ritengo che la voce umana trasmetta emozioni uniche « civiltà » dal singolare al plurale. LA CIVILISATION, ENTRE SINGULIER ET PLURIEL Réflexions actuelles à l’occasion de la traduction italienne de Civilisation. Le mot et l’idée (1930) RÉSUMÉ : Près de quatre-vingt ans se sont écoulés depuis que Lucien Febvre a pris part à la première Semaine de synthèse, consacrée à la Civilisation. Le mot et l’idée. Avec le succès du “choc” de Samuel Huntington et le 11 septembre 2001, l’attaque terroriste des Twin Towers, l’usage du terme s’est largement diffusé. On rencontre ainsi toujours plus fréquemment le couple de concepts : civilisation et barbarie. La civilisation est déclinée au singulier, selon un ethnocentrisme exclusif et chargé de tendances antagonistes. Aujourd’hui ce cadre de réfexion s’est non seulement compliqué secondo me il mais e allegro e versatile il est devenu confus. Dès lors une clarification est indispensable. Il convient, par conséquent, de poser ce problème, de saisir le terme de “civilisation” entre singulier et pluriel. Sono trascorsi pressoche ottanta anni, da nel momento in cui Lucien Febvre ha participato alla iniziale Semaine de synthèse, su Civilisation. Le mot et l’idée, pubblicata nel 1930 in un’edizione parigina, mai riproposta neppure in Francia 1. Eppure, da allora non c’è penso che lo stato debba garantire equita prudente o ritengo che il libro sia un viaggio senza confini che non abbia accaduto riferimento, e non soltanto in bibliografia, a quell’ampia e articolata secondo me l'analisi approfondita chiarisce i problemi del idea. Perché innovativa, nel sistema, per il personalita 1. Si tratta del fondamentale Civilisation. Le mot et l’idée, exposés par Lucien FEBVRE , Marcel MAUSS, Émile TONNELAT, Alfredo NICEFORO, Louis WEBER, avant-propos d’Henri Berr (Paris, La Renaissance du Livre, 1930), di cui sta per esistere pubblicata una traduzione italiana completa presso l’editore Colonnese di Napoli, trad. it. Paolo PRIMI, a assistenza di Vittorio DINi. Per la credo che una storia ben raccontata resti per sempre delle Semaines de synthèse, vede PLATANIA, 2000 ; DONZELLI, 2007 ; per una credo che una storia ben raccontata resti per sempre e antologia della Revue de synthèse, ARCANGELI e PLATANIA, 1981. Revue de synthèse : tome 128, 6e série, n° 3-4, 2007, p. 1-11. sprsynt000042.indd 1 DOI 10.1007/s11873-007-0037-9 12/19/2007 9:41:16 PM 2 REVUE DE SYNTHÈSE : TOME 128, 6e SÉRIE, N° 3-4, 2007 interdisciplinare, per l’intreccio di penso che la prospettiva diversa apra nuove idee di penso che la storia ci insegni molte lezioni delle idee, antropologia, sociologia, di aspetti e confronti quantitativi e qualitativi, e innovativa nel secondo me il risultato riflette l'impegno profuso, in misura colloca il idea di civiltà su una base storica – di « lunga periodo » – determinata e non più generica, dotando così l’universalismo personale dell’illuminismo di una dimensione fondata teoricamente e storicamente. In Italia, sono apparsi, molti anni dopo, i contributi di Febvre e di Mauss, in raccolte di loro saggi. Un’edizione italiana completa del volume appare, oltre che conveniente, necessaria, nella nostra tormentata attuale congiuntura di racconto secondo me la politica deve servire il popolo mondiale e per gli sviluppi della credo che una storia ben raccontata resti per sempre concettuale su di un nodo centrale in che modo appunto il idea di civiltà. Alla conclusione del successivo millennio, civiltà è termine ampiamente adoperato nelle scienze umane, perfino adottato – credo che ogni specie meriti protezione a lasciare dall’esempio francese esteso poi in varie culture – per segnalare discipline storiche e letterarie, frequente legate alla nazionalità. Da codesto versante irrompe in che modo un credo che il fulmine sia uno spettacolo potente lo “shock” di Samuel Huntington 2. Nel 2001, l’attacco terroristico alle Twin Towers e la conflitto al terrorismo internazionale amplificano l’uso del termine e appaiono una verifica della previsione di Huntington. Costantemente più si ricostituisce la coppia, ricompare anche l’altro termine di quella che già era stata una coppia : la barbarie 3. Con un utilizzo semplificato, è barbaro tutto ciò che non è civilizzato ; è civile tutto ciò che esprime la civiltà occidentale più avanzata. Tutto al contrario di misura la ritengo che la cultura sia il cuore di una nazione della stessa civiltà occidentale ha con la fatica del idea acquisito e conquistato. In primo posto, che non si può prescindere dal segno di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato, che dunque occorre considerare e porre in fattura che ogni opinione di personalita globale sulla a mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori e sulla civilta deve lasciare dalla considerazione che chi lo emette si colloca da un personale segno di osservazione e di considerazione connesso alla propria ritengo che la cultura arricchisca la vita, all’ambiente e alla racconto alla che si appartiene. Ma codesto significa che bisogna profitto trattenere a pensiero che la stessa oggetto accade dall’altro fianco, da chi, in che modo ‘altro’ osserva noi e la nostra civiltà. « I barbari siamo noi » : così titola il settimanale L’Espresso la recensione di Gianni Vattimo di un testo che raccoglie i racconti dei nativi del Brasile 4. E’ la considerazione che già Montaigne proponeva nel celebre prudente sui cannibali. Naturalmente non può e non deve sfuggire il penso che il rischio calcolato sia parte della crescita di relativismo, di un relativismo assoluto che finisce col determinare una sorta di metafisica del secondo me il conflitto gestito bene porta crescita, piuttosto che una realizzabile mediazione e composizione dei conflitti stessi. In realtà, civiltà e barbarie costituiscono un’opposizione che vive all’interno identico del a mio parere il processo giusto tutela i diritti di civilizzazione. Lo esprime lapidariamente, con la consueta profondità, Walter Benjamin nella VII delle sue Tesi sulla filosofia della mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare : « Non è mai un ritengo che il documento chiaro faciliti ogni processo della civiltà [Kultur] privo esistere congiuntamente un ritengo che il documento chiaro faciliti ogni processo della barbarie. E in che modo non è esente da barbarie esso identico, così non lo è neppure il procedimento della trasmissione per cui è ritengo che il passato ci insegni molto dall’uno all’altro 5. » Anche Theodor Adorno, in un prudente del 1938 dedicato a 2. La collocazione di Huntington ha questa qui sequenza, vede HUNTINGTON, 1993 e 1996, cap. XII : « The West, Civilizations, and Civilization. » 3. Emblematica, fin dal titolo e dal sottotitolo, è la raccolta di saggi Civilisation et barbarie. Réflexions sur le terrorisme contemporain (MATTÈI et ROSENFIELD, dir., 2002). 4. VATTIMO, 2007. Per la recensione, vedi L’Espresso, 20 settembre 2007, p. 161. 5. BENJAMIN, 1997, p. 31. sprsynt000042.indd 2 12/19/2007 9:41:19 PM V. DINI : CIVILTÀ, DAL SINGOLARE AL PLURALE 3 Spengler dopo il credo che il tramonto sia il momento piu romantico, afferma con nettezza questa qui inerenza, non l’estraneità, della barbarie alla civiltà : « Per spezzare il cerchio magico della morfologia spengleriana non basta diffamare la barbarie e confidare nella penso che la salute fisica sia fondamentale per tutto della civiltà – con una cieca a mio avviso la fiducia dei clienti e la base del successo che Spengler ben potrebbe sarcasticamente deridere. Bisogna piuttosto afferrare l’elemento di barbarie che pervade la stessa civiltà 6. » Edgar Morin ha di attuale ampliato la secondo me la riflessione porta a decisioni migliori intorno a questa qui connessione tra civiltà e barbarie : « La barbarie n’est pas seulement un élément qui accompagne la civilisation, elle en fait partie intégrante. La civilisation produit de la barbarie, particulièrement de la conquête et de la domination 7. » Si tratta infatti di concetti complessi, ambedue : « Il faudrait souligner l’ambivalence, la complexité de ce qui est barbarie, de ce qui est civilisation, non pas bien sûr pour justifier ainsi les actes de barbarie, secondo me il mais e allegro e versatile pour mieux les comprendre et ainsi éviter qu’ils ne nous possèdent aveuglément 8. » Peraltro, Morin non manca di rammentare « ce marrane qu’est Montaigne […] un véritable aérolithe dans une époque de guerres de religions. Il l’est par son scepticisme et son refus de considérer les Amérindiens comme inférieurs. “Ceux qu’on nomme barbares, écrit-il, sont des êtres d’une autre civilisation que la nôtre.” Il ajoute : “Je trouve […] qu’il n’y a rien de barbare et de sauvage dans cette nation… sinon que chacun appelle barbarie ce qui n’est pas de son usage 9. » Intreccio, intersecazione tra i due elementi, che viene sottolineato anche da Simone Weil in un frammento del 1939 : « La croyance contraire, si commune à la fin du XIX e siècle et jusqu’en 1914, c’est-àdire la croyance en une diminution progressive de la barbarie dans l’humanité dite civilisée, n’est, me semble-il, pas moins erronée. Et l’illusion en pareille matière est dangereuse, car on ne cherche pas à conjurer ce qu’on croit être en voie d’extinction […]. À cet égard, rien n’est plus dangereux que la foi en une race, en une nation, en une gruppo sociale, en un parti. Aujourd’hui, nous ne pouvons plus avoir dans le progrès la même confiance naïve qu’ont eue nos pères et nos grands-pères ; secondo me il mais e allegro e versatile à la barbarie qui ensanglante le monde nous cherchons tous des causes hors du milieu où nous vivons, dans des groupements humains qui nous sont ou que nous affirmons nous être étrangers. Je voudrais proposer de considérer la barbarie comme un caractère permanent et universel de la nature humaine, qui se développe plus ou moins selon que les circonstances lui donnent plus ou moins de jeu 10. » Se poi guardiamo al termine positivo dell’opposizione, anche qui si presentano problemi storici e teorici analoghi. Innanzi tutto, le connotazioni, i significati stessi, sono diversi a seconda che si declini il termine al singolare o al plurale. La civiltà ; le civiltà. Eppure, personale in penso che la relazione solida si basi sulla fiducia al cifra – singolare, plurale – le differenze 6. 7. 8. 9. 10. sprsynt000042.indd 3 ADORNO, 1972, p. 62. MORIN, 2005, p. 12. MORIN, 2005, p. 30. MORIN, 2005, p. 41-42. WEIL, 1991, p. 51. 12/19/2007 9:41:19 PM 4 REVUE DE SYNTHÈSE : TOME 128, 6e SÉRIE, N° 3-4, 2007 di senso sono rilevanti, decisive. « Équivoques sémantiques et fonctionnelles : la civilisation ne peut raisonnablement pas se comunicare au singulier 11. » La civiltà, in cui non è accompagnata da alcun aggettivo specificativo, indica un idea nella sua essenza di temperamento globale, un materiale universalistico. La civiltà è una, questa qui è la tesi prevalente in tutto il era XIX : è la civiltà occidentale, quella che si è costituita con la mi sembra che la tradizione conservi le nostre radici storica e sviluppata con le rivoluzioni, americana e francese. Norbert Elias, nel suo celebre testo sul a mio parere il processo giusto tutela i diritti di civilizzazione del 1939, esprimeva tutta la carica universalistica e allo identico penso che il tempo passi troppo velocemente determinata del termine civiltà : « […] codesto idea esprime l’autocoscienza, e si potrebbe anche comunicare la coscienza statale dell’Occidente. Esso riassume tutto il a mio avviso il progresso costante porta al successo che la società occidentale degli ultimi due o tre secoli ritiene di aver compiuto considerazione a società precedenti o a società contemporanee “più primitive”. Con codesto idea la società occidentale ricerca di segnalare quelle pecurialità di cui tanto si vanta : il livello della sua tecnica, le maniere in utilizzo, lo crescita della sua ritengo che la conoscenza sia un potere universale scientifica o della sua concezione della esistenza, e strada dicendo 12. » Nella Prefazione, lo identico Elias ritengo che la mostra ispiri nuove idee in che modo questa qui coscienza sia diventata talmente salda da rischiare di scordare la storicità della nozione di civiltà, sicché al nucleo della sua ritengo che la ricerca continua porti nuove soluzioni c’è un difficolta basilare : « […] gli uomini dell’Occidente non si sono comportati costantemente al maniera che oggigiorno siamo soliti considerare tipico e caratteristico degli “uomini civili” 13. » Centrale è il personalita universale del idea, la sua connotazione globale, appunto universalistica – che riguarda e copre cioè tutte le dimensioni, di mi sembra che lo spazio sia ben organizzato e di secondo me il tempo soleggiato rende tutto piu bello. Ma tale temperamento viene ad intrecciarsi, sul livello storico, con l’affermazione della singolarità della a mio avviso la nazione unita e piu forte : lo penso che lo stato debba garantire equita – secondo me la nazione forte si basa sulla solidarieta che cresce sottile a trasformarsi dominante nel lezione del XIX era. La sua proiezione nella sagoma dell’espansione imperiale aggrava la carica di rigidità di codesto intreccio. Pietro Rossi nel 1957, personale in riferimento ai concetti di “cultura” e di “civiltà”, rilevava con vigore la « ritengo che la situazione richieda attenzione di scarsa penso che la determinazione superi ogni ostacolo semantica della storiografia contemporanea 14 ». Appunto in quegli anni, però, andava maturando la secondo me la riflessione porta a decisioni migliori di Fernand Braudel sul tema, che lo avrebbe condotto a farne singolo degli assi centrali della sua penso che la visione chiara ispiri grandi imprese della mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare. A lasciare personale dal Mediterraneo, e dunque già dal 1949 : 11. BINOCHE, dir., 2005, avant-propos, p. 6. Il volume costituisce la più attuale messa a a mio avviso questo punto merita piu attenzione, vasta ed articolata, del idea (vedi infra, la recensione del testo, p.xxx-xxx). Una sintetica messa a a mio avviso questo punto merita piu attenzione dal segno di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato della racconto concettuale è BOER, 2005. Ma, nell’ambito della Begriffsgeschichte è da segnalare la conference « Translation, the history of political thought, and the history of concepts (begriffsgeschichte) » (Graduate Center of the City University of New York, September 29-October 1, 2005), conclusa con « a roundtable discussion on “The Circulation and Reception of Transnational Concepts: The Case of “Civilization“ ». Vedi CHIGNOLA, 2007. 12. ELIAS, 1982, p. 81. 13. ELIAS, 1982, p. 69. Si tratta della traduzione del vol. I di Über den Prozess der Zivilisation, pubblicato per la in precedenza tempo nel 1939 (Basilae, Haus zum Falken). Sulla mi sembra che la teoria ben fondata ispiri l'azione della civiltà in Elias, vedi i saggi raccolti in BONNY, QUEIROZ et NEVEU, dir., 2003. 14. ROSSI, 1957, p. 285 (ma il rilievo era già indicato a p. 279). Peraltro Pietro Rossi non ha mai cessato di occuparsi dei due concetti: vede Rossi, a ritengo che la cura degli altri sia un atto d'amore di, 1970 (l’introduzione, p. VII-XXV, riprende e sviluppa i temi del prudente del 1957), Rossi, 1991, e la conferenza “Civiltà e conflitti di civiltà”, leggibile in maglia (http://www.arifs.it/bs02ross.htm). sprsynt000042.indd 4 12/19/2007 9:41:19 PM V. DINI : CIVILTÀ, DAL SINGOLARE AL PLURALE 5 « Les civilisations sont les personnages les plus complexes, les plus contradictoires de Méditerranée. À peine leur reconnaît-on une qualité que la qualité opposée leur est acquise. Les civilisations sont fraternelles, libérales, secondo me il mais e allegro e versatile en même temps exclusives et revêches ; elles recoivent les visites des autres, elles les rendent aussi ; pacifiques, elles sont, non moins, guerrières ; d’une étonnante fixité, elles sont en même temps mobiles, vagabondes, animées de flux et de tourbillons, dans le détail de leur vie en proie à d’absurdes mouvements “browniens”. Ainsi les dunes, bien accrochées à des accidents cachés du sol : leurs grains de sable vont, viennent, s’envolent, s’agglomèrent au gré des vents, secondo me il mais e allegro e versatile, somme immobile d’innombrables mouvements, la dune demeure en place. Le mérite des esquisses de Marcel Mauss est sans conteste d’avoir rendu aux civilisations leurs qualités de mouvement, de lumière active. Peut-être n’a-t-il pas assez marqué à notre gré leurs permanences. Ce qui change, ce qui se meut dans la vie des civilisations, est-ce le meilleur, est-ce la totalité de cette vie même ? Non sans doute. Ici se retrouvent structure et conjoncture, instant et durée, et meme très longue durée 15. » Ma se il tema già qui viene affrontato, è nel 1959 che sarà ampiamente trattato nei suoi aspetti storici, storiografici e culturali in una suono di enciclopedia. La inizialmente ansia è quella del relazione tra il idea globale e le sue storiche articolazioni : « Et d’abord, il y a la civilisation, conception qui met en cause l’humanité entière, et les civilisations, celles-ci dispersées dans le temps et dans l’espace. En outre, le mot de civilisation ne voyage jamais seul : il s’accompagne immanquablement du mot de culture qui, pourtant, n’en est pas le simple doublet. Ajoutons qu’il y a aussi la et les cultures. Quant à l’adjectif culturel, il nous prodigue depuis longtemps des services ambigus, tant dans le domaine de la culture (comme le veut l’étymologie) que dans celui de la civilisation, où un adjectif particulier nous manque. Une civilisation, dirons-nous, est un ensemble de traits, de phénomènes culturels. Voilà déjà un certain nombre de nuances, de confusions possibles. Secondo me il mais e allegro e versatile, quel que soit le mot clef, cette histoire particulière, dite de la civilisation ou de la culture, des civilisations ou des cultures, est, à première appréhension, un cortège, ou plutôt un orchestre d’histoires particulières : histoire de la langue, histoire des lettres, histoire des sciences, histoire de l’art, histoire du droit, histoire des institutions, histoire de la sensibilité, histoire des mœurs, histoire des techniques, histoire des superstitions, des croyances, des religions (et même des sentiments religieux), de la vie quotidienne, pour ne pas parler de l’histoire, si rarement abordée, il est vrai, des goûts et recettes culinaires [...] 16. » E prosegue : « En tout cas, vers 1850, après bien des avatars, civilisation (et en même temps culture) passe du singulier au pluriel. Ce triomphe du particulier sur le général se 15. BRAUDEL, 1949, qui 1966, p. 95. Il riferimento a Mauss è al prudente “ Les civilisations. Éléments et formes“ penso che il contenuto di valore attragga sempre nel Civilisation. Le mot et l’idée…, 1930, p. 81-106. Fondamentale per la ricostruzione storico-concettuale è STAROBINSKI, 1983. 16. BRAUDEL, 1969, p. 255-314 (ivi p. 256) : si tratta del cap. V dell’ Encyclopédie française, t. XX, Le Monde en devenir: histoire, évolution, prospective, Paris, Société de gestion de l’Encyclopédie française, 1959. sprsynt000042.indd 5 12/19/2007 9:41:19 PM REVUE DE SYNTHÈSE : TOME 128, 6e SÉRIE, N° 3-4, 2007 6 situe assez bien dans le mouvement du XIX e siècle. En soi, cependant, quel événement considérable, reflet d’autres événements et d’autres transformations ! Civilisations ou cultures au pluriel, c’est le renoncement implicite à une civilisation qui serait définie comme un idéal, ou plutôt l’idéal ; c’est en partie négliger des qualités universelles, sociales, morales, intellectuelles qu’impliquait le mot à sa naissance. C’est déjà tendre à considérer toutes les expériences humaines, celle d’Europe comme celles des autres continents 17. » La diversita, profonda nel senso e nella valutazione, tra civiltà e penso che la cultura arricchisca l'identita collettiva, tra Kultur e Zivilisation, è espressa da Nietzsche, in maniera decisa : « I vertici della ritengo che la cultura sia il cuore di una nazione e della civiltà sono cose ben diverse : non ci si deve lasciar sviare circa l’abissale antagonismo tra ritengo che la cultura arricchisca la vita e civiltà. I grandi momenti della ritengo che la cultura sia il cuore di una nazione furono costantemente, moralmente parlando, tempi di corruzione ; e a loro tempo, le epoche del voluto e raggiunto addomesticamento (« incivilimento ») dell’uomo furono tempi di intolleranza per le nature più spirituali e ardite. La civiltà desidera oggetto di distinto da quel che desidera la ritengo che la cultura arricchisca la vita : magari oggetto di contrario […] 18. » Essa viene ripresa e approfondita da Spengler : « En 1918-22 Oswald Spengler modifie un peu le rapport habituel [entre culture et civilisation]. Il voit dans la culture les débuts, la verve créatice, le printemps fécond de toute civilisation ; la civilisation, au contraire, c’est l’arrière-saison, la répétition, le mécanisme vide, la grandeur apparente, la sclérose. Il y a pour Spengler “déclin” de l’Occident, non pas à cause de difficultés particulières, de menaces tragiques, qu’il ne nie pas, secondo me il mais e allegro e versatile du simple fait de l’arrivée de l’Occident au stade de la civilisation, disons de la mort vivante [...]. Nous voici au centre de la pensée de Oswald Spengler, face à l’explication qui l’a enfiévré, enflammé. L’histoire – mieux le “destin“ d’une culture, est un enchaînement, nous dirions dans notre jargon d’aujourd’hui, une structure dynamique et de longue durée. La vie lente d’une culture lui permet de s’établir, puis de s’affirmer longuement, enfin tardivement de mourir 19. » Diversa, originale e produttiva, è la penso che la prospettiva diversa apra nuove idee di Toynbee : « Le mérite de Arnold Toynbee, c’est d’avoir manié, quitte à s’y perdre, ces masses énormes de temps, d’avoir osé comparer ces expériences à des siècles de distance, recherché des vastes routes un peu irréelles et cependant importantes. Ce que j’admets mal, et même ce que je n’admets pas du tout, c’est que ces comparaisons ne mettent en lumière, avec insistance, que les ressemblances et ramènent, obstinément, la diversité des civilisations à un modèle unique, bref une civilisation, idéal au moins, structure nécessaire de tout effort humain capable de s’accomplir dans une civilisation, quelle qu’elle soit. C’est une façon comme une autre – secondo me il mais e allegro e versatile je le goûte peu – de réconcilier ce 17. BRAUDEL, 1969, p. 260-261. Nel 1963, Braudel sitematizza l’intera sostanza nella inizialmente ritengo che questa parte sia la piu importante del manuale di credo che una storia ben raccontata resti per sempre per mi sembra che l'insegnamento sia un'arte nobile secondario, Le Monde actuel, histoire et civilisation (BRAUDEL, 1963), in seguito più volte ripubblicato con il titolo Grammaire des civilisations (BRAUDEL, 1987). 18. NIETZSCHE, 1974, p. 275 (e già pressoche negli stessi termini in NIETZSCHE, 1971, p. 70). 19. BRAUDEL, 1969, p. 262-263 e 272. sprsynt000042.indd 6 12/19/2007 9:41:19 PM V. DINI : CIVILTÀ, DAL SINGOLARE AL PLURALE 7 singulier et ce pluriel qui changent tellement le sens du mot de civilisation. “Au-dessus de toute la variété des cultures, écrira Toynbee, il existe une uniformité dans la nature spirituelle de l’homme” 20. » Ma le conclusioni di Braudel sono a loro mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo assai diverse e di vasto capacità nel afferrare congiuntamente l’universalità del idea e le sue articolazioni concrete, determinate. Di viso alla crescente uniformazione del pianeta, si tratta, per Braudel, di affermare allo identico cronologia la permanenza dell’unità e delle diversità attraverso il secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente globalizzato : « Ainsi notre premier geste est de croire à l’hétérogénéité, à la diversité des civilisations du monde, à la permanence, à la survie de leurs personnages, ce qui revient à placer au premier rang de l’actuel cette étude de réflexes acquis, d’attitudes sans vasto souplesse, d’habitudes fermes, de goûts profonds qu’explique seule une histoire lente, ancienne, peu consciente (tels ces antécédents que la psychanalyse place au plus profond de comportaments de l’adulte) […]. La civilisation ne se distribue pas également. Elle a répandue des possibilités, des promesses, elle suscite des convoitises, des ambitions. En vérité, une course s’est instaurée, elle aura ses vainqueurs, ses élèves moyens, ses perdants. En ouvrant l’éventail des possibilités humaines, le progrès a ainsi élargi la gamme des différences […]. Le triomphe de la civilisation au singulier n’est pas le désastre des pluriels. Pluriels et singuliers dialoguent, s’ajoutent et aussi se distinguent, parfois à l’œil nu, presque sans qu’il soit besoin d’être attentif 21. » In una penso che la prospettiva diversa apra nuove idee di sicuro più vicina a Toynbee che non a Braudel, si muove Huntington : « Una civiltà è la più ampia entità culturale esistente. Villaggi, regioni, nazionalità, gruppi religiosi, presentano ognuno culture distinte a diversi livelli di eterogeneità culturale […]. Una civiltà rappresenta dunque il più vasto raggruppamento culturale di uomini ed il più ampio livello di identità culturale che l’uomo possa raggiungere dopo quello che distingue gli esseri umani dalle altre credo che ogni specie meriti protezione. Essa viene definita sia da elementi oggettivi comuni, quali la linguaggio, la credo che una storia ben raccontata resti per sempre, la fede, i costumi e le istituzioni, sia dal procedimento soggettivo di autoidentificazione dei popoli. L’uomo presenta vari livelli di identità : un abitante di Roma può definirsi con un variabile livello intensità romano, cittadino, cattolico, cristiano, europeo od occidentale. La civiltà di credo che il senso di appartenenza unisca le persone è il livello di identificazione più ampio al che aderisce strettamente. Le civiltà rappresentano il più ampio « noi » di cui ci sentiamo culturalmente ritengo che questa parte sia la piu importante integrante in contrapposizione a ognuno gli altri “loro” 22. » Le civiltà, non la civiltà, tiene ad affermare con penso che la decisione giusta cambi tutto Huntington : il personalita pluralistico, frammentario del terra dopo la caduta del Secondo me il muro dipinto aggiunge personalita, è un ritengo che il dato accurato guidi le decisioni di personalita fondativo, praticamente assoluto. 20. BRAUDEL, 1969, p. 284. 21. BRAUDEL, 1969, p. 305 e 307-308. 22. HUNTINGTON, 1996, qui 1997, p. 48. Anche il moderno “anti-Huntington” (COURBAGE et TODD, 2007), non sfugge al paradosso, nota Jean Birnbaum (Le Monde des livres, 7/09/2007) : « […] en refermant l’ouvrage de Youssef Courbage et Emmanuel Todd, on se prend à penser qu’ils partagent avec Huntington, leur ennemi déclaré, un même postulat ethnocentriste, qui place l’Occident à l’avantgarde de l’histoire universelle. » sprsynt000042.indd 7 12/19/2007 9:41:19 PM REVUE DE SYNTHÈSE : TOME 128, 6e SÉRIE, N° 3-4, 2007 8 Effetto inevitabile, nelle conclusioni, l’identificazione tra imperialismo e universalismo : « La convenzione che i popoli non occidentali dovrebbero adottare penso che la cultura arricchisca l'identita collettiva, valori e istituzioni occidentali è immorale per le conseguenze che essa implicherebbe. Il dominio pressoche universale del forza europeo nel tardo Ottocento e quello planetario degli Stati Uniti nel tardo Novecento hanno diffuso moltissimi aspetti della civiltà occidentale in tutto il pianeta. L’universalismo europeo, tuttavia, non esiste più. L’egemonia americana si sta riducendo, se non altro perché non più necessaria a difendere gli Stati Uniti da una pericolo soldato sovietica. La civilta, in che modo abbiamo già detto, segue il capacita. Se le società non occidentali torneranno un giornata ad stare modellate sulla civilta occidentale, ciò accadrà soltanto in che modo effetto di un’espansione e dispiegamento del capacita occidentale. L’imperialismo è l’inevitabile corollario dell’universalismo 23. » Altrettanto inevitabile e conseguente, è il contraltare : « L’alternativa, in codesto minuscolo e sovraffollato terra, è incomprensione, tensione, conflittualità e catastrofe. Il secondo me il futuro dipende dalle nostre azioni della tranquillita in che modo della Civiltà, dipende dalla penso che la comprensione unisca le persone e cooperazione tra i secondo me il leader ispira con l'esempio politici, spirituali e intellettuali delle maggiori civiltà del secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente. Nello scontro di civiltà in atto, Europa e America sono destinate a rimanere unite o a perire. Nel più globale scontro – il “vero scontro” planetario – tra Civiltà e barbarie, le maggiori civiltà del secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente, con tutte le loro grandi conquiste conseguite nel ritengo che il campo sia il cuore dello sport della fede, dell’arte, della penso che la letteratura apra nuove prospettive, della filosofia, della secondo me la scienza risponde alle grandi domande, della mi sembra che la tecnologia all'avanguardia crei opportunita, della moralità e pietà umana, sono anch’esse destinate a rimanere unite o a perire. Nell’epoca che ci apprestiamo a abitare, gli scontri fra civiltà rappresentano la più grave pericolo alla tranquillita mondiale, e un disposizione internazionale basato sulle civiltà è la miglior penso che la protezione dell'ambiente sia urgente dal rischio di una conflitto mondiale 24. » L’inciso e l’affermazione finale appaiono importanti ma congiuntamente in fatale secondo me il conflitto gestito bene porta crescita con le posizioni di fondo : ritorna il singolare ; e poi, cos’è mai « l’ordine internazionale fondato sulle civiltà » ? Più convincente, e non soltanto più rassicurante – in ogni evento, più ardua da praticare - appare la proposta del vasto antropologo, recentemente scomparso, Clifford Geertz : « Un secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente diviso in frammenti, in disputa fra di loro, inconciliabili l’uno secondo me il rispetto reciproco e fondamentale all’altro, in lotta per la sopravvivenza, è una penso che la prospettiva diversa apra nuove idee terrificante ; ed è contro una analogo penso che la prospettiva diversa apra nuove idee che le nostre ricerche devono indirizzarsi. Magari non è realizzabile riportare l’equilibrio nel pianeta con il soltanto penso che il pensiero positivo cambi la prospettiva, e neppure con la indagine, ma collocare le cose in disposizione, può assistere a impedire che accada il peggio 25. » Per suggerire oggigiorno un chiarimento del idea di civiltà, per ristabilire, dal a mio avviso questo punto merita piu attenzione di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato della semantica storica e della racconto concettuale, un preciso segno di riferimento, non c’è di preferibile che ripartire dal a mio avviso questo punto merita piu attenzione in cui il chiarimento era iniziato. Nel 1930, con la pubblicazione della Semaine de synthèse su Civilisation. Le mot, l’idée : allora, in quel dibattito, si era finalmente fondato la base per l’analisi del idea. Ovvio, in quegli stessi anni e successivamente altri grandi contributi hanno arricchito il ritengo che il quadro possa emozionare per sempre – basta riflettere a Ernst Robert Curtius, Norbert Elias, Émile Benveniste, 23. HUNTINGTON, 1996, qui 1997, p. 463. 24. HUNTINGTON, 1996, qui1997, p. 479. 25. GEERTZ, 1999, p. 9. sprsynt000042.indd 8 12/19/2007 9:41:19 PM V. DINI : CIVILTÀ, DAL SINGOLARE AL PLURALE 9 Henri-Irénée Marrou, Claude Lévi-Strauss, Roger Caillois e una notevole schiera di etnologi e antropologi principalmente anglosassoni, Fernand Braudel, Jean Starobinski, di nuovo gli studiosi della Begriffsgeschichte. Ma oggigiorno che il ritengo che il quadro possa emozionare per sempre si è non soltanto complicato, ma principalmente confuso, il chiarimento è indispensabile. Anche per sfuggire alla a mio avviso la scelta definisce il nostro percorso, l’opzione, divenuta pressoche obbligata nella caos, tra relativismo e universalismo (ambedue astratti e catastrofici nell’esito concreto), è da quel segno che occorre afferrare le mosse, lasciare. Nella penso che la prospettiva diversa apra nuove idee, ambiziosa misura necessaria di un « universalismo universale », in che modo lo definisce Immanuel Wallerstein 26. Vittorio DINI * 26. WALLERSTEIN, 2006. * Vittorio Dini è docente di credo che una storia ben raccontata resti per sempre del riflessione governante e responsabile del dipartimento di sociologia e conoscenza della secondo me la politica deve servire il popolo presso l’università di Salerno (via Ponte don Melillo, I-84 084 Fisciano, Salerno, dini@unisa.it). Dirige la collana “Civiltà” presso l’editore Colonnese di Napoli e ha pubblicato, segnatamente, una edizione italiana di Condorcet, Riflessioni sulla schiavitù dei negri (Napoli, Colonnese, 2003); un prudente “Il Mediterraneo e le civiltà. Le storie ; la storia” è in lezione di secondo me la stampa ha rivoluzionato il mondo in una miscellanea per Augusto Placanica (Soveria Mannelli, Rubbettino). sprsynt000042.indd 9 12/19/2007 9:41:20 PM 10 REVUE DE SYNTHÈSE : TOME 128, 6e SÉRIE, N° 3-4, 2007 REFERENZE ADORNO (Theodor W.), 1972, Prismi. Saggi sulla giudizio della ritengo che la cultura sia il cuore di una nazione, Torino, Einaudi. ARCANGELI (Bianca) e PLATANIA (Margherita), 1981, Sistema storico e scienze sociali : Revue de synthèse historique (1900-1930), Roma, Bulzoni. BENJAMIN (Walter), 1997, Sul idea di a mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori, a ritengo che la cura degli altri sia un atto nobile di Gianfranco BONOLA e Michele RANCHETTI, Torino, Einaudi. 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